Che cos’è l’Ansia Sociale e la relazione con l’emozione della vergogna
- Antonio Cafaro
- 31 ago 2022
- Tempo di lettura: 4 min
L’ansia sociale si caratterizza per la presenza di un’intensa paura nelle situazioni sociali in cui si è sottoposti allo sguardo e alla valutazione di altre persone. Il tema centrale di questa difficoltà è rappresentato dalla convinzione di essere continuamente sottoposti al giudizio degli altri, e il conseguente timore è quello di essere oggetto di una valutazione negativa.
Pertanto, l’apprensione di chi ne soffre è strettamente legata alla rappresentazione di come è percepito e valutato dalle altre persone. Diverse sono le situazioni temute dalle persone con ansia sociale, tra cui generalmente tutte le situazioni nuove o quelle in cui si è chiamati a difendere i propri diritti o a sostenere un’opinione diversa da quella di un’altra persona. Questo porta chi ne soffre a evitare molte delle situazioni sociali per paura di possibili giudizi negativi e per la preoccupazione di potersi sentire sotto osservazione. In questa prospettiva, si è continuamente alla ricerca di un giudizio positivo, in uno scenario, tuttavia, in cui la paura di poter subire un rifiuto tende a innescare un circolo vizioso che può gradualmente portare ad un peggioramento dell’ansia stessa.
Una delle caratteristiche più rilevanti così è la necessità di voler dare sempre una buona impressione durante le interazioni sociali, cercando di evitare di ricevere giudizi negativi. L’ansia sociale, tuttavia, è una condizione che viene mantenuta ed alimentata da diversi fattori, tra cui: tratti di personalità caratterizzati da introversione e timidezza, una forte ansia anticipatoria che precede le azioni da eseguire in pubblico e un costante rimuginio. Più di altri disturbi d’ansia è mantenuta da pensieri di autosvalutazione, che si generano automaticamente, in corrispondenza di una situazione temuta e che fanno perdere alla persona il focus sulla situazione in cui si trova, facendola concentrare soltanto sui propri timori. Questo porta così a rappresentarsi già l’esito negativo della propria prestazione, sociale o individuale, facendo emergere di riflesso l’emozione della vergogna, che nell’ansia sociale si caratterizza per essere un tratto distintivo.
Un fattore di mantenimento dell’ansia sociale sono i comportamenti di evitamento che la persona mette in atto nel tentativo di proteggersi. La persona sottraendosi alle situazioni sociali temute, evita non solo un’eventuale valutazione negativa, ma anche le possibili disconferme dei propri timori. Si innesca così un circolo vizioso dove, evitando le situazioni sociali temute per paura di essere criticati, si finisce per far realizzare il proprio timore attraverso una profezia che si autoavvera. Infine la persona con ansia sociale, raffigurandosi di continuo l’esito negativo delle proprie prestazioni, rimugina costantemente su queste: anticipa anzitempo i problemi che gli si potrebbero presentare, riflette sulle situazioni future in una prospettiva spesso catastrofica, richiamando anche alla memoria tutti i fallimenti passati.
L’ansia sociale è in relazione con la vergogna, un’emozione molto complessa che può insorgere nei momenti di interazione sociale. Si caratterizza in particolare per un insieme di pensieri e comportamenti a valenza negativa, che fanno riferimento a una propria svalutazione e inadeguatezza in contesti socio – relazionali, in cui le altre persone sono percepite come migliori. La vergogna, tuttavia, ha uno scopo specifico, che è quello di segnalare alla persona che vi può essere un possibile attacco alla propria autostima ad il proprio status sociale. La persona che la prova può percepire, ad esempio, di non aver fatto bene in una determinata prestazione o, proprio come avviene nel caso dell’ansia sociale, può vergognarsi di ricevere dei complimenti poiché crede di non meritarli. Quest’emozione può diventare disfunzionale a seguito di determinate esperienze vissute nel corso dell’età evolutiva, in particolare quando le figure di riferimento, come genitori e insegnanti, espongono il bambino a valutazioni negative globali di sé, anche attraverso umiliazioni o mancati apprezzamenti. Crescendo, poi, si formano delle credenze che possono mantenere quest’emozione. In particolare quando si inizia a concepire come non degno di stima o ad essere estremamente attento ai giudizi altrui. Così, il timore del giudizio da parte dell’altro può emergere con elevata intensità, in particolar modo, ad esempio, quando la persona deve mettere in atto una prestazione in pubblico. La persona sperimenta così una profonda sofferenza nelle situazioni che teme, finendo spesso per evitarle. Altre volte, mette in atto strategie che ritiene possano proteggerla dal giudizio altrui, come nascondersi il viso, parlare il meno possibile e molto velocemente quando si deve intervenire in una discussione di gruppo, o ancora evitare del tutto di esprimere la propria opinione, dando sempre ragione all’altro. Il timore di essere giudicato in modo negativo dagli altri, per le proprie prestazioni, fa sì che si generi una profonda angoscia nel momento in cui la persona si trova a svolgere in pubblico determinate azioni, che potrebbero essere giudicate negativamente.
La terapia cognitivo comportamentale è un considerato il trattamento d’elezione per l’ansia sociale, in particolare si è dimostrata efficace nel mantenimento dei miglioramenti anche nel lungo termine rispetto ad altri interventi psicoterapici o agli psicofarmaci.
La terapia cognitiva va a migliorare, sul piano cognitivo, i processi disfunzionali che mantengono il disturbo, mentre dal punto di vista comportamentale, attraverso esposizioni graduali, fa affrontare al paziente le situazioni temute.
La persona ansiosa, gradualmente, riuscirà a condurre una vita più appagante e maggiormente caratterizzata da interazioni relazionali piuttosto che da stati di rimuginio ed isolamento.
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